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lunedì 30 aprile 2012

Lavoro in un’azienda di servizi molto nota nel comprensorio e qualche giorno fa, in sella a una vecchia bici, percorrendo le poche strade sconnesse dell’impianto dove sono occupato, mi sono ricordato di mio padre e con queste poche righe voglio condividere la mia piccola esperienza. 

Era una giornata di sole e di profumi primaverili e il ricordo è andato a quando, per un breve periodo, abbiamo lavorato entrambi dentro lo stabilimento Solvay.

…” quando ci incontravamo dentro la fabbrica, era l’occasione per un saluto e due chiacchere, non posso dimenticare il tuo sorriso e i tuoi occhi chiari mentre parlavi, poi come per magia inforcando la bici sparivi inghiottito da migliaia di tubi e valvole.

Quarantadue anni di servizio scanditi giornalmente dalla sirena che urla…. un uomo bello, ligio e sicuro del suo lavoro, al contrario io annoiato, fuori luogo, con la voglia di andarmene.

In quei momenti non capivo ne accettavo la tua felicità per quel posto di lavoro.

Oggi che ho un figlio faccio tesoro delle tue parole, della loro importanza, vorrei aver carpito prima i tuoi consigli limitando così i nostri diverbi e i miei errori.”…

Una vecchia bici ha svegliato questo ricordo facendomi riassaporare la semplicità di quei momenti e la presenza stupenda e viva che ho di te.

Con questa lettera ti ringrazio per tutto quello che hai fatto, mi manchi...

Un abbraccio

Ciao, Filippo